
Iniziò tutto con Coco Chanel. Affascinata dai balletti russi, con cui ha collaborato nel 1924, sotto la direzione di Diaghilev e affiancata nel progetto da Cocteau e Picasso, capì a qual punto un designer di moda potesse trovare nuove fonti ispirative dalla danza per creare forme inedite ed esplorare il rapporto tra l’abito e il movimento. Da allora, le porte del reame della coreografia si sono aperte ai grandi stilisti, attraverso collaborazioni di grande spessore artistico, in cui i designer hanno dato il meglio della loro creatività.

Una mostra al Centre national du costume de scène di Moulins (a due ore di treno da Parigi) rende omaggio fino al 3 maggio a questo legame che ha permesso alla moda di sperimentare la sua estetica su un canale diverso e alla danza di arricchire il suo ventaglio espressivo. Da Saint Laurent fino a Lacroix e Lagerfeld, la carrellata (attraverso 130 pezzi) si snoda su un percorso a tappe tematiche che cita tutti i grandi fashion designer. Al centro di questo itinerario, il tutu, rivisitato con brio da Jean-Paul Gaultier che lo sposa alla sua marinière-signature, squadrato da Viktor & Rolf, trasformato in scultura contemporanea da Gareth Puig o bicolore in bianco e nero firmato da Karl Lagerfeld sulla coreografia di Balanchine.

Il tulle si colora su silhouette atipiche con Walter Van Beirendock, che nel 2012 disegna i costumi della prima coreografia dell’étoile dell’Opéra di Paris Marie-Agnès Gillot. Leggerezza e scintillii per Olivier Rousteing di Balmain nel balletto Renaissance; Maria Grazia Chiuri per Christian Dior gioca con trasparenze fiorite per il balletto dell’Opera di Roma mentre pizzi a fior di pelle caratterizzano il Bolero a cui collabora Riccardo Tisci ai tempi di Givenchy.
Rimangono leggendari i costumi creati da Saint Laurent per Roland Petit, quelli molto couture di Gianni Versace per Maurice Béjart (ai due artisti è dedicata un’intera sala) o quelli di Issey Miyake per William Forsythe. Trasgressivi e poetici quelli di Rei Kawakubo per Merce Cunnigham e ipnotizzanti le membrane tagliate al laser di Iris Van Herpen per Benjamin Millepied.
Quasi un look contemporaneo molto sobrio l’abito disegnato nel 2004 da Hedi Slimane per i Ballets di Montecarlo. Oltre ad ammirare le creazioni, il visitatore potrà spiare il dietro le quinte degli atelier teatrali dove questi costumi hanno preso vita.
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