C’è qualcosa che non torna nei conti della Puglia felix dove tutto va bene e le emergenze si risolvono con sindaci e presidenti sul campo telefono alla mano. Per usare un ossimoro, un’emergenza endemica che riguarda la corruzione, sempre di più e sempre più diffusa. La segnala la Guardia di Finanza, mica qualche gufo, che celebra il suo anniversario e snocciola dati che dovrebbero preoccupare ben più della neve, per altro il fenomeno più prevedibile in tutto il mondo, in inverno, tranne che da noi. Nella prima metà dell’anno passato i fenomeni corruttivi sono aumentati del 30% rispetto all’anno precedente. Il lavoro nero del 20, 86 milioni incassati indebitamente da oltre 400 persone indagate. E si potrebbe proseguire. Una malattia talmente endemica da sembrare dimenticata, come il morbillo o gli orecchioni: si sa che c’è ma pazienza, basta vaccinarsi. Contro la corruzione a quanto pare non funziona, vaccinarsi sembra sia l’ultimo dei pensieri dei pugliesi. Cosa misurano quelle cifre? Potremmo dire il grado di moralità o di etica dell’intera società, ma scadremmo nel moralismo e nella retorica. Nel classico lo fanno tutti e dunque…se una collettività vive tatuata indelebilmente da questo marchio è perché non solo non sviluppa anticorpi, ma sta eliminando progressivamente quelli che pure aveva cercato di darsi. Al solito non possiamo buttare sempre tutto in politica, ma da qualche parte le responsabilità vanno cercate. Nella politica in primis, ma in generale in quella classe dirigente sulle cui funzioni da tempo andiamo discutendo, senza per altro riuscire a cavare ragni evidentemente alloggiati in buchi particolarmente ospitali.
Un ceto politico sempre più autoreferenziale, avviluppato nelle spire del politicismo fatto di posizionamenti e tattiche bizantine, di carriere progettate a prescindere dai contenuti e dagli ideali, una sparizione del collegamento con le persone vere e i territori che non sia quel rapporti diretto attraverso i social e l’ostensione del corpo del capo. Sparite definitivamente le organizzazioni dei partiti, ci si aspettava dalla società civile le risposte. Che non arrivano, da un’Università che naviga nell’ordinario; sindacati che contano ormai quanto il due nel tradizionale gioco della briscola, nonostante apparati e presenze continue sui media; movimenti di base che più di base non si può, autoreferenziali ed asfittici; organizzazioni giovanili che sono ridotte ad essere solo fucine di «piccoli assessori crescono». Cosa rimane se non appunto il tentativo di «svoltare» ognuno per proprio conto? Entrano in campo gli amici degli amici, «mio cognato», il pizzo, la bustarella al funzionario, la cresta.
CRONACHE : DA FOGGIA A BARLETTA LA CORRUZIONE E’ SERVITA
(g.m.) Illeciti sullo smaltimento dei rifiuti, un’ emergenza nazionale, e un triste primato regionale. Se ne torna a parlare oggi, dopo che la Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso diciannove provvedimenti di custodia cautelare in carcere e ha indagato in tutto quarantadue persone e quattro società.
Tra gli arrestati Domenico Gramegna, dell’ Arpa Puglia, e tre politici: sono il coordinatore provinciale di Foggia di ‘Noi con Salvini’, Primiano Calvo, di San Severo, ex vicesindaco del paese, che titola la sua pagina ‘Facebook’: “una politica più puita”; Antonio Comitangelo, e Paolo Antonio Del Prete, di Barletta, di ‘Idea Popolo e Libertà’, un mini partito nato in seguito alle scissioni nei gruppi parlamentari dal Nuovo Centro destra e da Grandi Autonomie e Libertà.
I fatti contestati si riferiscono al periodo compreso fra il 2010 e il 2014 e riguardano nell’ insieme lo sversamento illecito di oltre centomila tonnellate di rifiuti speciali, tra fanghi di depurazione, scarti di lavorazione di alimenti e animali macellati, oltre a plastica e pneumatici, provenienti dalla Campania.
Domenico Gramegna, dirigente dell’unità operativa complessa Acqua e suolo, al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari, è accusato di falso e di due episodi di corruzione.
I politici sono accusati di aver fatto da intermediari.
Tratto da leccecronaca.it
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