Molti studi scientifici sostengono che le nostre funzioni cognitive dipendono anche dalle dimensioni del nostro cervello. Per questo motivo risulta di fondamentale importanza una ricerca, di recente pubblicazione su Neurology, che ha visto coinvolti oltre 4mila olandesi di 66 anni di età media e che ha posto l’attenzione su un possibile rapporto tra alimentazione, intelligenza e dimensini del cervello, appunto.
Nel corso di un intero mese, i volontari hanno riferito ai ricercatori cosa e quanto stavano mangiando; ricevendo così un punteggio da 1 a 14 in base all’aderenza della loro dieta al modello proposto dalla linee guida olandesi che privilegiano: vegetali, cereali integrali, legumi, frutta secca a guscio, pesce, latte e derivati (dunque similmente alla dieta mediterranea). Dopodiché tutti i soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica per valutare il volume del cervello. Depurati i dati da elementi che avrebbero potuto alterare i risultati (come ipertensione, fumo e attività fisica), i ricercatori sono giunti alla conclusione che chi si era meritato un voto più alto per le proprie abitudini alimentari aveva effettivamente un cervello più grande.
Si tratta di una scoperta da tenere in assoluta considerazione, soprattutto per quanto riguarda le persone anziane, dal momento che la grandezza del cervello si riduce molto con l’avanzare dell’età. Va però precisato che le funzioni cognitive non dipendono esclusivamente dal volume encefalico ma anche da molti altri fattori, così come l’intelligenza non è qualcosa di definibile scientificamente al 100per cento, dato che esistono diversi tipi di intelligenza.
I ricercatori tengono inoltre a sottolineare che non è stato assolutamente individuato un alimento con uno specifico valore antinvecchiamento, ma che è l’insieme della dieta a contare. Ovviamente il lavoro ha dei limiti: riporta abitudini alimentari e valutazioni relative a un breve periodo di tempo e si basa su report autoriferiti. Infine, come affermano gli autori stessi, per ora è stata dimostrata solo un’associazione tra dieta sana e dimensioni del cervello e non un rapporto di stretta causalità.
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