Domenica 22 settembre andrà in scena a Milano lo show Gucci, il primo a essere completamente sostenibile. Ma in realtà è tutta la maison ormai a essere carbon neutral. Volete sapere come?
La sfilata Gucci sarà la prima a ottenere la certificazione ISO 20121, uno standard di gestione sostenibile degli eventi. Non solo: la maison, che da diverse stagioni concentra gli show nella sua nuova sede di Milano, ha deciso di compensare le emissioni previste per il viaggio di 1.000 ospiti e 900 lavoratori, inclusi modelli, personale di produzione e impiegati, di usare solo legno riciclato per il set, di inviare inviti cartacei certificati da Forest Stewardship Council. E infine ha monitorato il consumo di acqua ed elettricità e la produzione di rifiuti per poi compensare anche quelli.
Ma c’è molto, molto di più: il 12 settembre la maison fiorentina ha annunciato che annualmente compenserà tutte le emissioni di gas serra generate dalle proprie attività, (siti produttivi, uffici, negozi, magazzini) e da quelle dell’intera supply chain . Si tratta di un impegno senza precedenti, pur in un mondo in cui cominciano a essere tanti i brand stanno attuando policy sostenibili, che ha previsto la definizione di un percorso di “carbon neutrality”, tutto nuovo.
La company – che del resto è stata una delle prime a dichiarare il proprio impegno in materia di climate change – ha implementato una serie di iniziative, dalla riduzione delle emissioni ai materiali alternativi, di cui vi diamo solo alcuni esempi:
hanno sviluppato soluzioni innovative e tecniche di lavorazione più sostenibili rispetto alle tecniche tradizionali. Tra queste, l’iniziativa Gucci metal free relativa al processo di concia, che elimina l’uso di metalli pesanti.
hanno massimizzato le tecnologie e gli approcci di riciclo, come il passaggio all’uso di plastica riciclata
hanno incrementato l’utilizzo di fibre organiche, come il cotone e la seta organici certificati GOTS. Nel 2018, grazie a questi materiali, sono state evitate circa 2.700 tonnellate di CO2.
garantiscono che le fibre cellulosiche, come la viscosa, provengano da foreste certificate FSC e da produttori che soddisfano le audits di CanopyStyle. Scelgono solo produttori che utilizzano sistemi di gestione delle sostanze chimiche a ciclo chiuso. E utilizzano al 100% carta e cartone certificati FSC per tutto il packaging.
hanno incrementato l’uso di materie prime alternative a basso impatto e più sostenibili, come il nylon rigenerato ECONYL, il cashmere rigenerato e l’oro responsabile ed etico.
hanno scelto di approvvigionarsi delle materie prime da quei paesi dove i sistemi di produzione hanno un minore impatto ambientale. Nel caso della pelle, questo approccio ha dimostrato di mitigare fino a cinque volte gli impatti e la pelle proviene solo da sistemi agricoli che evitano il degrado e la distruzione degli ecosistemi naturali.
hanno aumentato le energie rinnovabili nei propri siti produttivi, negozi, uffici e magazzini, passando dall’attuale 70% al 100% entro il 2020.
cercano di rendere più efficienti i processi produttivi con approcci creativi. L’iniziativa Gucci Scrap-less, ad esempio, è volta alla riduzione dei consumi di acqua, energia e sostanze chimiche legati alla produzione della pelle. Già nel 2018 otto concerie hanno preso parte all’iniziativa, ottenendo significative riduzioni dei consumi energetici, idrici, chimici ma anche dei reflui di processo e degli scarti di pelle.
stanno estendendo il più possibile l’approccio circolare, ad esempio tramite l’iniziativa Gucci-Up, che permette il riciclo degli scarti di pelle e di tessuto generati nei processi di produzione.
continuare il percorso di riduzione degli impatti lungo tutta la supply chain, promuovendo la trasparenza attraverso la rendicontazione del capitale naturale.
In materia di compensazione, poi, hanno scelto quattro diversi progetti REDD+1 che supportano la conservazione delle foreste in tutto il mondo:
1
il progetto Alto Mayo che ha come obiettivo la conservazione della foresta Protetta Alto Mayo nell’Amazonia Peruviana;
2
il progetto Chyulu Hills per l’ecosistema critico di questi monti di origine vulcanica situati nel sud-est del Kenya;
3
il progetto Rimba Raya: è l’iniziativa più grande al mondo per la protezione delle torbiere tropicali pianeggianti nella riserva della biodiversità di Rimba Raya in Indonesia (protegge anche l’orango del Borneo, a rischio di estinzione);
4
infine il progetto Southern Cardamom che tutela 445mila ettari di foresta pluviale tropicale nell’Indo-Birmania
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