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Moda – Mowalola veste Naomi Campbell e rivoluziona il fashion, chi è la designer africana più cool del momento?

Sesso. Più sesso. Più sensualità”, questo è il motto di Mowalola Ogunlesi, fashion designer nigeriana, formatasi alla celebre Central Saint Martins di Londra. “Più sexy” ci sembra però un’impresa difficile da realizzare, considerando che le sue attuali produzioni sono già piuttosto sexy: pantaloni in pelle a vita bassa con mutande di pizzo che fanno capolino, crop top, capezzoli in vista, sublimazione delle sinuosità del corpo, e molti addominali luccicanti. La sua collezione d’esordio era un tripudio di colori intensi, con capi che traevano ispirazione dalla musica rock nigeriana degli anni ’70 in un’esplorazione gioiosa della sessualità maschile africana finalmente libera dagli stereotipi.

Quando, durante la Fashion Week primavera estate 2020, Naomi Campbell è stata fotografata al suo gala Fashion For Relief in un abito da sera bianco, a collo alto, con una profonda scollatura sulla schiena, il risultato è stata una tempesta mediatica. La stampa non si è concentrata sul perfetto taglio a tubino dell’abito, quanto piuttosto sul trompe-l’œil raffigurante un foro di pallottola sopra il giro vita, con rivoli scarlatti che colavano sulla pelle bianco neve. Era opera di Mowalola Ogunlesi, la designer nata a Lagos e di base a Londra il cui giovane eponimo marchio si radica in un matrimonio punk di musica, sesso, politica e visioni di nuovi futuri. Un capo della sua collezione primavera estate 2020, ‘Coming for Blood‘ (un’esplorazione del terremoto emozionale che caratterizza l’innamoramento), l’abito era un articolazione dell’ “esperienza di vita come persona nera” della designer, come ha scritto su Instagram. “Il senso è che non importa quanto bene si è vestiti o quanto si è educati, rischiamo sempre e comunque di finire nel mirino di qualcuno“, continua.

L’ascesa fulminea di Mowalola

La sfilata di laurea di Ogunlesi per il corso di moda alla Central Saint Martin, nel 2017, ha tarato lo standard: la sua collezione, intitolata Psychedelic, era un brillante omaggio a fior di pelle ai fanatici dei motori di Lagos e al rock psichedelico nigeriano degli anni ’70. Nei due anni e mezzo che sono trascorsi Ogunlesi è balzata verso vette eguagliate da pochi suoi contemporanei. Non solo l’incubatore di talenti di Londra Fashion East le ha dedicato due sfilate, ma ha vestito Barbie nel suo sessantesimo compleanno, Kelela, Steve Lacy e Solange, ha equipaggiato la nazionale di calcio nigeriana e collaborato col rapper Skepta nel video della canzone Pure Water. Il successo della critica è parallelo a quello commerciale: ora è in stock al Dover Street Market, su Opening Ceremony e sul rivenditore online canadese SSENSE, e gode di “un grande successo di vendite a poche settimane dalla messa online del brand,” per quanto riguarda l’ultimo, come riporta Brigitte Charthrand, la direttrice capo degli acquisti womenswear.

L’Apocalypse now di Mowalola

Ora, Ogunlesi sta ampliando la portata del brand Mowalola, cimentandosi nella creazione di una mostra. In apertura il 6 dicembre (fino al 19 gennaio 2020) alla NOW Gallery di Londra, Silent Madness offre un’immersione a 360 gradi nell’universo di Mowalola e nella creatività della comunità che vi risiede. Inoltre, ti invita a farne parte. “Per questa mostra, ho messo insieme le cose che mi ispirano di più al mondo: la musica, i film e la gente“, spiega Ogunlesi. “Sto creando un’esperienza che permetta agli individui di entrarci e di sperimentare tutte queste cose allo stesso tempo.”

L’allestimento visivo della mostra si ispira a un palco da concerti: mette insieme una band di manichini vestiti Mowalola, innalzati su un piedistallo, con capi e stampe disegnati per l’occasione, circondati da un’installazione video site-specific prodotta da Jordan Hemingway. Come potrete facilmente dedurre dalla collaborazione con Hemingway, uno dei goth preferiti della moda, la corrente sotterranea della mostra è quella di un caos dark e apocalittico. “In questo momento mi sto godendo molto la vita”, dice Ogunlesi. “Allo stesso tempo, sto cercando di essere distruttiva. L’unico modo di cambiare le cose è distruggere tutto e ricreare il mondo da zero. È la fine del vecchio mondo e l’inizio di un nuovo mondo per una generazione più giovane.”

Questa messa in scena dell’Armageddon ha per colonna sonora sei pezzi specificamente commissionati, dando a una serie di produttori – Ondunsi (The Engine) e Santi dalla ribollente scena alté di Lagos, i sodali delle serate PDA LaBeija e Shygirl, KESH, Maison2500, e lo sperimentale visionario Yves Tumor – libertà artistica per interpretare il lavoro di Ogunlesi. “Volevo che gli artisti creassero in relazione a me”, dice. “Ho solo detto loro a cosa pensavo, che energia volevo creare e ho lasciato che partissero da lì. È il mio modo di mostrare la mia comunità creativa.” All’ingresso, a ogni visitatore della mostra sarà consegnato un lettore MP3, così che anche loro possano, come dice Ogunlesi, “selezionare come DJ la loro esperienza, scegliere quello che vogliono, saltellando da un pezzo all’altro”.

In che modo Mowalola continua a sfidare lo status quo

Come ha fatto fin dai suoi primi giorni alla Central Saint Martins, Ogunlesi continua a sfidare il discorso che circonda la sessualità africana, soprattutto nigeriana. Nota, comunque, che l’africanità percepita nel suo lavoro è più un default, che un effetto conscio: “Sono nigeriana, quindi qualsiasi cosa crei sarà automaticamente nigeriana. Non sento di dovermi brandizzare come ‘designer africana’.” In risposta a una tendenza dell’industria ad aspettarsi che i designer del continente e della sua diaspora collochino il loro lavoro in narrative post-coloniali, afferma: “Vorrei che in Nigeria la gente parlasse delle stesse cose di cui parla qui a Londra. Alla fine, sono solo una designer che fa la roba che vuole fare.”

Come mostra l’abilità multidisciplinare che caratterizza questa mostra, non è facile mettere dei margini alla forza creativa di Ogunlesi. È stato chiaro dal principio che le forti influenze musicali, una sensibilità pittorica per il colore e un gusto per la fotografia (si vedano le collaborazioni con Lea Colombo) sono tutti elementi chiave del lessico Mowalola. Silent Madness, quindi, può essere pensata come un’attuazione su larga scala di un processo creativo che è stato in gestazione per anni. “È il mio approccio al massimo volume”, dice Ogunlesi, “ma si può sempre alzare!”.

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