
Secondo il New York Times, la Sicilia è tra le destinazioni ideali del 2020 per una vacanza.
Il mare, le spiagge, la natura. Ma anche il cibo, il vino, l’arte, la storia e quell’inconfondibile atmosfera capace di conquistare chiunque. Visitare la Sicilia è senz’altro un’esperienza a 360 gradi, fatta di piccole e grandi gioie per gli occhi, per il palato e sì, assolutamente anche per il cuore. Lo sa bene chi ha avuto la fortuna di farlo, e lo ribadiscono oggi anche gli esperti di viaggi del New York Times, che tra le mete consigliate per il 2020 – oltre al Molise e alla città di Urbino – hanno deciso di segnalare anche l’isola della Trinacria. In particolare, oltre alla ben nota tradizione legata all’enogastronomia, il prestigioso giornale americano ha voluto sottolineare il sempre più centrale trend dell’ecoturismo, e riconoscere in questo senso alla Sicilia un impegno particolare nella proposta di vacanze sostenibili. Un brindisi, dunque, alla nostra cara regione, per un 2020 fatto di grandi soddisfazioni turistiche. Per il resto, se ancora qualcuno ne avesse bisogno, ecco una pratica lista di 5 ottimi motivi per visitare la Sicilia.
Perdersi tra arte, storia e cultura

In Sicilia le lancette del tempo possono tornare indietro di millenni con il semplice schioccare delle dita. La Valle dei Templi di Agrigento, per esempio, permette di immergersi appieno nel fascino delle antiche polis di fondazione greca, e passeggiare tra strutture millenarie racchiuse all’interno del parco archeologico più grande del mondo (ben 1300 ettari). E poi via, verso Palermo e il Medioevo con la cattedrale di Santa Maria Nova, altrimenti conosciuta come Duomo di Monreale, preziosissimo punto di incontro tra influenze bizantine, arabe e normanne. Fino ad arrivare all’Ottocento e alla grande tradizione letteraria siciliana, rappresentata da Giovanni Verga: la sua casa natale, a Catania, è oggi museo nazionale.
Un itinerario tra le isole

Eolie, Egadi, Pelagie, Ciclopi. Le isole della grande isola sono senza alcun dubbio tra le mete più affascinanti che un viaggiatore possa scoprire visitando la Sicilia. Basta pensare a Pantelleria, con la sua bellezza schiva fatta di vigneti ad alberello e scogli che si gettano sul mare; o a Favignana, circondata da acque paradisiache; o ancora a Salina, con la sua offerta impareggiabile di resort di lusso.
Il fascino dell’Etna

Pochi vulcano riesco a essere affascinanti come l’Etna. Già, perché il gigante siciliano che di tanto in tanto si risveglia dal suo lungo sonno a colpi di colate laviche – e che nell’Antichità veniva indicato come il laboratorio del dio Efesto – offre oggi una ricca serie di attività per i turisti più curiosi. Dalle più consuete escursioni guidate, ai tour in mountain bike fino agli aperitivi nelle cantine vinicole che si affacciano ai suoi piedi.
Non solo cannoli

Impossibile tornare a casa dimagriti dalla Sicilia. Il cibo, qui, è parte integrante della cultura: e così, per esempio, gli amanti dei dolci potranno lanciarsi in lunghissime sessioni di assaggi costellate di cannoli ripieni di ricotta, cassate, sculture di marzapane, meraviglie al pistacchio, cioccolato di Modica, brioche con la granita e creazioni varie a base di pasta di mandorle. Il dolce, però, è solo la golosa parola «fine» di un percorso che può partire dallo street food locale, dove dominano arancine e arancini (la disputa sul nome corretto resta accesissima tra le diverse province della regione), panini con la milza (i famosi pani ca meusa palermitani), pane e panelle e via dicendo. Ma anche da cucine stellate di altissimo prestigio, come quella del ristorante La Madia di Licata, guidato dallo chef Pino Cuttaia; o ancora del Signum di Malfa, a Salina, che propone i piatti della talentuosa Martina Caruso; o il Duomo, a Ragusa, l’insegna del celebre Ciccio Sultano.
Brindisi indimenticabili

© Imagerie / Getty
E poi c’è lui, il vino, compagno inseparabile di ogni grande piatto, dal più tradizionale al più creativo. Anche in questo caso, le proposte siciliane riescono a diventare l’ennesimo motivo per preparare il trolley e partire immediatamente: già, perché la sapiente valorizzazione dei vitigni autoctoni, sapientemente affiancati a quelli internazionali, hanno dato vita a una delle realtà vitivinicole più apprezzate d’Italia. E così è possibile saltellare, brindisi dopo brindisi, tra leggendari rossi come il Mille e una notte di Donnafugata – Nero d’Avola, Petit Verdot, Syrah -, bianchi di grandissimo appeal come il Kebrilla di Cantine Fina – realizzato con uve di Grillo -, prodotti da riscoprire come il Marsala Vergine di Francesco Intorcia Heritage e capolavori assoluti per chiudere una cena in dolcezza come il Bukkuram di Marco De Bartoli, prestigioso passito in arrivo da Pantelleria.
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