
LA PELLICOLA – Nato nel 1899 a Zurigo da una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, Antonio Ligabue vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. «El Tudesc» come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato. Diventerà il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari stando sulle sponde del Po. Quella di Ligabue è una «favola» in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività.

LA DEDICA. «Volevo ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questo film, che è stato molto faticoso…Quindi tutte le persone coinvolte in questo lavoro, da Giorgio Diritti ai produttori e ai volontari, che ci hanno aiutato molto». È quello che ha detto Elio Germano, sul palco del Gala della Berlinale, nel ritirare l’orso d’argento come migliore attore della 70/ima edizione del festival. «Lo voglio dedicare, questo premio, a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati, tutti i fuori casta – ha aggiunto – e ad Antonio Ligabue e alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane. Lui diceva sempre ‘Un giorno faranno un film su di mè, ed eccoci qui!»


LA PARTECIPAZIONE. Al Festival del cinema di Berlino, dove il film è stato presentato per la prima volta, nutrita è stata la rappresentanza reggiana proveniente in particolare da Gualtieri e Guastalla, luoghi principali delle riprese avvenute nei mesi scorsi. Per Gualtieri, alla Berlinale hanno presenziato il sindaco Renzo Bergamini insieme agli assessori alla Cultura e al Turismo Matteo Gialdini e Marcello Stecco, mentre Guastalla era rappresentata dalla sindaca Camilla Verona e dall’assessore alla Cultura Gloria Negri.
Ad arricchire il parterre reggiano nella capitale tedesca, anche attori che hanno recitato nel film: i non professionisti Francesca Manfredini di Luzzara nei panni di Cesarina (la locandiera di cui Ligabue era innamorato), Paolo Dallasta di Guastalla, che ha impersonato il giornalista Erminio Canova e Remo Galli di Gualtieri (nel ruolo del meccanico), oltre a Fabrizio Carreddu di Sant’Ilario, attore di mestiere che ha impersonato Ivo l’oste. Presente a Berlino, inoltre, Destinazione turistica Emilia, ente della Regione che ha distribuito materiale informativo sul territorio.

I COMMENTI. «Il cinema italiano trionfa al Festival di Berlino. Due premi a due film coprodotti da Rai Cinema in una edizione in cui tutto il cinema italiano è riuscito a primeggiare pur nella diversità di temi e stili», commenta Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema. «Particolarmente lieti inoltre – prosegue Paolo Del Brocco – di veder riconosciuto una volta ancora il grande talento di Elio Germano in questo nuovo lavoro di interpretazione e trasformazione. Ha fatto rivivere il pittore Ligabue in Volevo nascondermi di Giorgio Diritti con una straordinaria capacità di calarsi nella profondità del personaggio, nella sua sofferenza come nell’ispirazione artistica. I nostri complimenti a Elio Germano e al regista Giorgio Diritti che esplora ancora una volta il conflitto tra integrazione e marginalità, per riflettere sul valore della diversità, un tema a lui caro. E al produttore Carlo Degli Esposti di Palomar – conclude l’ad – che continua con coraggio a proporre un cinema sulle figure e sui passaggi determinanti della storia del nostro Paese».
L MINISTRO. «Un grande giorno per il cinema italiano. Orgogliosi dell’orso d’argento ad Elio Germano per Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti dedicato al pittore Ligabue e per la migliore sceneggiatura a Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo». È l’applauso del ministro della cultura Dario Franceschini, che sottolinea: «questi due prestigiosi riconoscimenti confermano la qualità, la vitalità e la contemporaneità del cinema italiano, capace di raccontare al mondo storie universali con eleganza ed originalità».
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