

Dopo settimane di rinvii, alla fine l’Oms ha pronunciato l’inevitabile parola: «Pandemia». «Abbiamo valutato che il COVID-19 può essere caratterizzato come una situazione pandemica», ha annunciato il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing quotidiano da Ginevra.
«L’Oms ha valutato questa epidemia giorno dopo giorno e siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione», ha aggiunto.
La diffusione del virus in effetti ha accelerato bruscamente nelle ultime settimane, con focolai in Italia, Iran e Corea del Sud e un numero crescente do casi in Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. Il numero ufficiale di casi ha superato i 120mila (una cifra che cambia di minuto in minuto) e il bilancio delle vittime è salito a oltre 4.300.
In tutta la Spagna i contagiati sono 2.200 e le vittime 54. Nelle ultime ore la situazione si è aggravata nell’area di Madrid, dove si registrano 1.024 casi, tanto che il governo locale ha deciso la chiusura immediata del Prado e di tutti gli altri musei cittadini.
Dalla Germania, dove si contano oltre 1.800 casi, la cancelliera Angela Merkel ha dipinto uno scenario drammatico, cioè che il Covid-19 potrebbe colpire fino al 70% della popolazione. Mentre le autorità sanitarie tedesche hanno avvertito che l’epidemia potrebbe durare «mesi, forse anni».
Situazione simile in Francia, dove si registrano 2.281 casi e 98 morti. Il Governo ha adottato un piano di protezione per gli ultra-sessantenni e le persone con altre patologie, invitandoli a non uscire di casa se ne per ragioni di stretta necessità. Misure inadeguate presumibilmente per un’emergenza di questo tipo.
Anche Paesi più piccoli come la Danimarca sono in piena emergenza: ben 514 casi, un aumento di 10 volte da lunedì per un Paese di 5,6 milioni di abitanti. Scuole chiuse da venerdì.
«Nei giorni e nelle settimane a venire prevediamo un aumento del numero di casi, del numero di morti e del numero di Paesi colpiti», ha detto il direttore generale dell’Oms.
«Siamo grati per le misure attuate dalla Corea del Sud, dall’Italia e dall’Iran». Ghebreyesus ha ribadito che è possibile limitare la diffusione del virus, invitando gli stati ad agire. «Sappiamo che» misure come quelle attivate nei paesi citati «hanno un impatto pesante sulla società e sull’economia – ha aggiunto – Ogni paese deve trovare un equilibrio tra proteggere la salute, minimizzare l’impatto sull’economia e proteggere i diritti civili».
Il capo del Centro di controllo delle malattie americane (Cdc) intanto ha dichiarato che il coronavirus è 10 volte più letale dell’influenza. Quest’ultima ha un tasso di letalità stimato intorno all’1 per mille, duque secondo le autorità americane il Covid-19 ha una letalità intorno all’1 per cento. Più bassa di quella resgistrata finora in Italia, dove tuttavia i casi reali sono presumibilmente molti di più di quelli confermati.
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