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Il Covid assottiglia anche i margini di Hermès. Miglioramento da giugno

Il Covid assottiglia anche i margini di Hermès. Miglioramento da giugno

Un look dal sito Hermès.com

“ Anche il produttore della celebre Birkinbag, il prodotto più resiliente del lusso mondiale, accusa l’impatto del lockdown imposto dalla pandemia in tutti i mercati”. Inizia così l’analisi di Bloomberg sui conti semestrali di Hermès che, nella prima metà dell’anno, ha registrato ricavi in calo del 24% a 2,48 miliardi di euro e utili che scendono da 754 a 335 milioni (-55 per cento). I profitti operativi sono passati da 1,14 miliardi di euro a 535 milioni, influenzati dalla forte integrazione verticale del gruppo (che produce la gran parte delle sue collezioni senza outsourcing) e dal peso dei costi fissi. “La crisi – riflette Reuters – ha colpito i margini operativi di Hermès, che sono stati a lungo tra i più alti nel settore dei beni di lusso. Questi hanno resistito meglio rispetto ad alcuni competitor, tra cui Lvmh, ma sono comunque scesi al 21,5% dal 34,8% dell’anno precedente”.

Nel secondo quarter, il più penalizzato dalle restrizioni anti-Covid, le vendite hanno lasciato sul terreno il 41% a 982 milioni di euro.

“Questa crisi senza precedenti – ha commentato Axel Dumas, executive chairman di Hermès -, iniziata in avvio d’anno e ancora in corso, ci consente di testare la forza del nostro modello di business. Fedele ai suoi valori, il gruppo ha conservato posti di lavoro e mantenuto gli stipendi di base dei suoi dipendenti in tutto il mondo, senza ricorrere ai sussidi governativi erogati in vari Paesi. Sono orgoglioso della dedizione dei team e del coraggio, dell’impegno e della generosità che hanno dimostrato. Voglio ringraziarli. I clienti fedeli, le collezioni desiderabili, l’agile rete omnichannel e l’indipendenza del gruppo sono i pilastri che ci danno fiducia nel futuro e sosterranno la nostra ripresa “.

Segno meno, nei sei mesi, per tutti i mercati in cui il colosso del lusso è presente, con l’Asia a -9% (“in Cina continentale – si legge nella nota – tutti i negozi sono stati riaperti a marzo e le vendite sono in forte crescita, mentre l’attività a Hong Kong e Macao rimane in calo a causa delle misure di controllo delle frontiere”), il Giappone a -23%, l’America a -42%, l’Europa a -36% e la Francia a -38 per cento. La maison ha tuttavia registrato segnali di recupero dei mercati già a giugno.

Positivo, ha spiegato Dumas nella conference call, il feedback che arriva dalla Cina, anche in chiave online, con l’e-commerce che cresce di oltre il 100% anche dopo la riapertura degli store. Hermès ha esteso la nuova piattaforma Internet a Hong Kong, Macao e Corea.

In una fase in cui molte aziende hanno congelato le assunzioni, Hermès ha aumentato la sua forza lavoro di quasi 300 persone nel primo semestre, principalmente nella produzione. Alla fine di giugno, il gruppo francese impiegava 15.698 persone in tutto il mondo. Inoltre, lo scorso luglio, in un’ottica di rafforzamento della sua strategia di integrazione verticale, Hermès ha acquisito il 100% di J3L, specializzata in parti metalliche dedicate alla pelletteria e agli accessori moda.

In mattinata le azioni di Hermès perdevano quasi quattro punti percentuali alla Borsa di Parigi.

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