
Gianni Versace: la sua storia
“Penso che la responsabilità dei designers sia quella di spezzare le catene e andare contro le regole”
Il mondo della moda non sarebbe lo stesso senza la Medusa. In poco tempo Versace è riuscito ad imporsi sul panorama mondiale come una delle più gettone Maison di Moda, affiancandosi a nomi come Prada, Louis Vuitton e Chanel. È il 1972 quando Gianni Versace arrivò a Milano per diventare stilista di Callaghan: nel suo passato tante ore passate con la madre Franca in sartoria. Passano solo 6 anni e nel 1978 Gianni insieme al fratello Santo e Claudio Luti, fondano Versace. Non molto tempo dopo si affianca al trio anche la terza sorella: Donatella. Il messaggio che il marchio vuole lanciare è uno e si raccoglie perfettamente nelle parole di Gianni, interrogato sulla (inusuale) scelta di scegliere come simbolo la Medusa: “Quando le persone guarderanno Versace, dovranno sentirsi atterrite, pietrificate, proprio come quando si guarda negli occhi la Medusa” Eccentrico, stravagante, barocco, rock, sensuale, spregiudicato, Gianni Versace vuole che il suo brand richiami l’attenzione, vuole stupire, vuole giocare in una Milano che sta per prendere il volo: il mondo della Medusa è un tuffo nel passato della Magna Grecia con un’ottica moderna. Il Made in Italy in questi anni acquista un altro sapore, per Versace è la capacità di unire sartorialità e moda stilistica. È costellato di momenti iconici il percorso di Gianni all’interno della industria della moda: dalla prima collezione lanciata il 28 marzo 1978 con una sfilata presso il palazzo della Permanente a Milano al pin dress indossato da una allora sconosciuta Elizabeth Hurley e ancora il look monocromatico di Lady Diana (grande amica del designer) per un gala del 1996 e la sua ultima collezione una settimana prima della sua morte nel 1997.
Uomo, mito, leggenda, Gianni Versace riesce a cambiare per sempre il corso della moda in vent’ anni di attività, lasciando dietro di se un mondo fantastico fatto di stampe e colori sgragianti che tutt’ora stupisce
È stata la sua prima mini-modella Donatella Versace. Quando Gianni, appena adolescente, iniziava a giocare con fili e tessuti cercando di dare forma al suo universo creativo, era proprio la sorella minore, con i suoi lunghi capelli biondi e il corpo magrissimo, a indossare gonne e corpetti.
Gianni e Donatella
Una simbiosi creativa, umana e artistica durata tutta la vita quella tra Gianni e Donatella Versace e proprio lei, la bambolina bionda che giocava a fare la modella, è stata chiamata a prendere le redini della maison di moda nel luglio 1997 quando Gianni venne ucciso a sangue freddo sui gradini della sua villa a Miami Beach dal pluriomicidaAndrew Cunanan.
Ora, 21 anni dopo, Donatella è pronta a mettere in vendita il sogno di quel sarto bambino che è diventato una delle più grandi case di moda che l’Italia abbia mai avuto.












Il sogno del sarto bambino
Del resto la casa di moda Versace è nata così. Erano gli anni ’50 quando Gianni, classe 1946, passava i suoi pomeriggi nel laboratorio di sartoria di sua mamma, “La migliore sarta di Reggio Calabria” ricorderà poi.
In quel contesto di donne del sud maestose, dalle scollature prominenti e dalle forme sansuali che si cambiavano nella bottega materna dietro il paravento Gianni getterà le basi per il suo universo femminile fatto di donne sexy e glamour, intelligenti e spudorate.
A 25 anni Versace arriva a Milano e diventa direttore creativo di una serie di maison facendo gavetta ed esperienza e arrivando nel 1978 a fondare la Gianni Versace che debutta con la prima collezione femminile il 28 marzo.
L’universo creativo firmato Versace
Maestro di colore e sensualità Versace unisce le linee del gotico alle suggestioni classiche, sposa arte, storia e cultura dando luogo ad abiti manifesto di un modo di intendere la vita e l’amore estremo tra lacci, spille da balia e richiami al bondage.
Da subito Versace dimostra di puntare in alto e apre boutique nel cuore di Milano e New Yorkda via della Spiga alla Fifth Avenue.
Punta al massimo e funziona. Per le sue collezioni sceglie di migliori fotografi al mondo da Richard Avedon a Helmut Newton(storica la frase pronunciata dal fotofrafo dopo essere entrato in contatto con la moda secondo Versace: “Le signore come puttane e le puttane come signore, finalmente!”).
Il mito delle super top
Da allora l’ascesa è costante. Viene amato dal jet-set e i suoi front-row sono dei red carpet. E’ lui che crea il mito delle super top-modeltrasformate in icone di se stesse. Porta in Italia Stephanie Seymour, poi Naomi Campbell, Cindy Crawford, Claudia Schiffer e Elle MacPherson.
Sono loro l’iconica manifestazione della bellezza secondo Versace e le sfilate diventano eventi mondiali dove bellezza, lusso e glamour sono i fili che intessono la trama degli stessi abiti prodotti dalla mente geniale di Gianni.
Con lui il made in Italy diventa mito e accanto al collega e rivale Giorgio Armaniportano l’Italia nell’Olimpo dell’arte di vestirsi.
Dopo i trionfi degli anni ’80 arrivano i ’90 dove la Gianni Versace diventa brand anche dioggetti per la casa che portano l’icona della Medusa ovunque tra prêt-à-porter, couture, accessori, profumi.
Il passaggio di testimone
Quando nel 1997 la vita del fondatore della maison viene spezzata tocca a Donatellaprendere le redini del brand e dopo i primi anni incerti Versace ritrova la sua identità dove il glam diventa rock e le star fanno a gara per vestire gli abiti di Donatella.
Chi pensava che Donatella non fosse in grado di sostenere il peso del genio del fratello è rimasto deluso e il sogno del bambino che voleva fare il sarto è andato oltre la sua morte.
Quello che, però, ha sempre connotato la Versace, fino a oggi, è che si trattava di una “cosa di famiglia” dove la cifra stilistica del brand era garantita dall’artigianalità del pensiero della famiglia cresciuta in Calabria. Cosa succedererà quando anche questo pezzo di storia del made in Italy lascerà la penisola?