Dopo diciotto mesi di sfilate virtuali riecco la frenesia degli show in presenza. Con la maison romana che rievoca le atmosfere del glam anni Settanta. E la stilista che punta su una moda trasversale
C’è voluto poco ieri per capire che le promesse di un sistema moda più riflessivo e meno frenetico fatte in lockdown erano solo belle parole e nulla di più. Il primo calendario di sfilate fisiche post pandemia è zeppo di eventi, gli spostamenti sono una corsa a ostacoli contro il tempo, i cantieri, i tram e i monopattini: i ritmi sono forsennati. In pratica, siamo di nuovo a dove eravamo un anno e mezzo fa: però, a parte l’ipocrisia di certi proclami, fa piacere che tutto sommato la vita riprenda.
Sarà contento Kim Jones che, nonostante sia alla quarta collezione da direttore creativo della donna di Fendi, è al suo debutto su una passerella “vera”, avendo usato sinora solo video e social media. Per uno come lui, che dichiara di creare badando soprattutto a ciò che vende meglio, tornare al reale dev’essere una bella novità, anche perché la sua moda dal vivo rende. Jones ha unito le atmosfere festaiole degli anni 70 dei disegni di Antonio Lopez, illustratore simbolo dell’epoca, ai suoi pezzi più pragmatici, e dunque smerciabili. L’idea gli è venuta quando ha trovato nell’archivio del brand un logo creato da Lopez e Karl Lagerfeld, all’epoca stilista della maison romana. E così, in scena si sono alternati i tailleur pantaloni da lavoro e gli intarsi di pelliccia modellati sulle opere del disegnatore, i caftani fluidi e i miniabiti di frange, i soprabiti lunghi e il pizzo ricamato. Lo show non riserva grandi sorprese, vero, ma la sua concretezza offre un punto di vista giusto per questa epoca.
Alberta Ferretti: un guardaroba trasversale
Anche Alberta Ferretti punta al vero con un guardaroba il più trasversale possibile: trench, pantaloni con le pince e sarong coordinati, prendisole, top fatti di corde annodate. La palette è neutra, con il colore riservato al finale, per la verità meno interessante. Sarà bello vedere che via sceglierà da qui la stilista.
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Giada si ispira agli oceani
Neutri e moda da giorno “elevata” sono i punti cardine anche di Giada; lo stilista Gabriele Colangelo ci è arrivato riproducendo con plissettature, tinture e tessiture le spiagge affacciate sull’oceano, aggiungendo al mix il cobalto dell’acqua e i pezzi di vetro smussati dalle onde, qui in versione monile.
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Del Core, uno show troppo ricco
Il giovane Daniel Del Core il problema della concretezza non se lo pone: il suo show è un’ode alla foresta pluviale, tra abiti come piante esotiche, piume, kimono oversize e vestiti armatura. Se l’elenco sembra un po’ disordinato, è perché lo è. Aiuterebbe concentrarsi su meno elementi.
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Il punto di vista di N°21
I pezzi di N°21 presentati da Alessandro Dell’Acqua di per sé non sembrano tanto concreti, così decorati, trasparenti e risicati come sono: a renderli tali è il modo casual, ai limiti del noncurante, con cui lo stilista li usa, dando loro una nuova prospettiva. Spesso è solo questione di punti di vista.
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